Oculus Quest 2
Il Quest definitivo?
Il visore VR Oculus Quest ha debuttato nel 2019. Seppur acerbo, è stato il primo dispositivo VR autonomo, un pacchetto completo composto da hardware, software e tanti contenuti. Nel corso della sua breve vita, Quest è migliorato con aggiornamenti software dedicati che hanno aggiunto nuove interessanti funzionalità e incrementato quelle già esistenti. Oculus Quest 2, rappresenta quindi la naturale evoluzione del predecessore; è più o meno lo stesso dispositivo, soltanto migliore in (quasi) ogni suo aspetto.
Oculus Quest 2 è disponibile all’acquisto dal 13 ottobre. È possibile scegliere fra due modelli: quello da 64GB al prezzo di 349 euro e quello da 256GB al prezzo di 449 euro. Tutto sommato un buon prezzo per vivere una realtà virtuale a 6 gradi di libertà (6DoF)
Ma prima che i proprietari del Quest originale decidano di abbandonarlo, per passare al nuovo modello forse è bene che facciano alcune importanti considerazioni. Oculus Quest 2 è infatti praticamente migliore sotto tanti punti di vista ma ad oggi, stante anche la decisione di Facebook di continuare a supportare il Quest originale con una libreria condivisa tra i due visori, ci sono ben poche esperienze in grado di sfruttare la nuova potenza computazionale del soc Qualcomm. Sebbene siamo convinti che presto il potenziale di Quest 2 emergerà in tutta la sua magnificenza (ne è un esempio il rilascio pochi giorni fa dell’aggiornamento firmware V23 che sblocca il potenziale dei nuovi pannelli LCD a 90hz) ad oggi il maggior freno di Quest 2 è proprio Quest 1.
Prima di immergerci nella recensione completa, ecco una tabella comparativa delle specifiche tecniche di Quest 2 e Quest:
Quest 2 | Quest | |
Risoluzione (per-occhio) | 1,832 × 1,920 (LCD) | 1,440 × 1,600 (OLED) |
Refresh Rate | 90Hz | 72Hz |
Processore | Snapdragon XR2 | Snapdragon 835 |
RAM | 6GB | 4GB |
Durata della batteria | 2–3 ore | 2–3 ore |
Controller Battery Life | 4x original | – |
Campo visivo | Equal | Equal |
IPD | 58mm, 63mm, 68mm | 58–72mm |
Peso | 503g | 571g |
Memoria di archiviazione | 64GB or 256GB | 64GB or 128GB |
Fascia | Morbida | Rigida |
Design ed ergonomia
Il design di Quest 2 non è fondamentalmente diverso dal suo predecessore, ma apporta una serie di perfezionamenti. In termini di dimensioni e peso, è un po ‘più piccolo e leggero.
Ciò che ci ha colpito a primo impatto è stato il passaggio dal blocco monolitico di plastica e tessuto nero a un design bicolore, bianco e nero, a nostro avviso molto più accattivante. Questo conferisce a Oculus Quest 2 un’estetica più gentile e oseremmo dire “più trendy” per attirare – non solo i fan sfegatati della realtà virtuale – ma anche un pubblico più mainstream. L’abbandono del tessuto è stato determinato principalmente dall’esigenza di tagliare i costi del dispositivo e arrivare sul mercato con un prezzo davvero invitante.
Il passaggio ad una scocca tutta in plastica, se a primo acchito potrebbe sembrare un passo indietro rispetto al precedente modello in realtà è a nostro parere un plus. Chi ha avuto tra le mani per qualche tempo Oculus Quest sa bene infatti che dopo pochi giorni di utilizzo il tessuto cominciava ad attirare polvere e macchie. Con Oculus Quest 2 tutto questo non succede, innanzitutto perché si è scelta una plastica bianca opaca ed in secondo luogo perché basta un panno umido per pulire eventuali macchie che dovessero presentarsi.
I tagli come vedremo hanno riguardato anche la confezione, che ora si presenta non più a scrigno come in Oculus Quest ma in cartone riciclato, una scelta che fa sicuramente bene alla natura e alla portafogli. Dove non è lesinato invece è sulla qualità costruttiva, che come per il precedente modello può essere vista (e toccata) ovunque, dall’assemblaggio della scocca alla solidità dei controller. Oculus Quest 2 sembra il prodotto premium che dovrebbe essere e se si eccettua l’head strap, di cui parleremo più avanti, sotto il profilo del design e della qualità costruttiva, l’impressione non può che essere estremamente positiva.
Il pulsante di accensione è posizionato – insieme all’indicatore di alimentazione – sul lato destro, mentre i tasti per bilanciare il volume sono collocati in basso a destra. Sul lato sinistro abbiamo il jack per gli auricolari 3.5mm e il connettore per il cavo di tipo C.
L’head strap è sicuramente l’aspetto più controverso del nuovo Oculus Quest 2 e quello che ha attirato maggiormente le critiche da parte dei puristi. Il motivo è presto detto, anziché utilizzare un head strap in plastica rigida o in gomma come sul precedente modello, Oculus ha preferito portare sul visore la fascia in tessuto utilizzata su Oculus Go. Non si tratta di una scelta sbagliata di per sé e, se si mettono da parte pregiudizi o confronti insensati con visori che costano almeno tre volte Quest 2 ( Valve Index ) alla fine il comfort non è nemmeno così male. Il visore aderisce bene alla testa, è facile da indossare anche se un po’ macchinoso da stringere e fissare alla a causa del controintuitivo sistema di regolazione della fascia (tirando a destra la fascia si allarga, tirando a sinistra si stringe) e non dà eccessivamente fastidio anche se si utilizzano gli occhiali.
La fascia elastica ha inoltre il vantaggio di contribuire all’allegerimento del visore e permette allo stesso di essere trasportato molto più facilmente. L’unica vera preoccupazione è il colore scelto dal produttore per la fascia, il bianco. Sicuramente un utilizzo una tantum non inficerà particolarmente sul colore ma alla lunga siamo sicuri che il bianco tenderà a sporcarsi molto più facilmente soprattutto a contatto con i capelli e il sudore della testa durante le calde sessioni estive di gioco.
Certo se lo si confronta con soluzioni diverse come quelle presenti su Valve Index o lo stesso Rift S la differenza nel comfort emerge chiaramente, ma l’aver preferito un prezzo di ingresso più basso, dando la possibilità poi agli utenti più smaliziati di comprare come optional un head strap più comodo (Oculus commercializza l’Elite Strap al prezzo di 49 euro) è una scelta che condividiamo in pieno anche perché da spazio alla creatività di produttori terzi che potranno sbizzarirsi con soluzioni “franken” sempre più originali.
Peso
L’headset in questione è più piccolo e più leggero, 191.5 mm x 102 mm x 142.5 mm (strap folded in), 191.5 mm x102 mm x 295.5 mm (strap fully opened up), pesa – rispetto ai 571g di Quest – solo 503g. È ancora pesantuccio e il peso ancora squilibrato verso la parte frontale ma la riduzione di peso – rispetto al predecessore – è cmq avvertibile. In questo modo le sessioni di gioco più lunghe non risultano essere troppo estenuanti per il proprio viso.
Batteria
La durata della batteria è un problema per qualsiasi dispositivo tecnologico. Oculus Quest 2, proprio come l’originale Oculus Quest permette di utilizzare il dispositivo tra le due e le tre ore. Nella nostra prova, fra giochi e video, ci siamo assestati sulle due ore o poco più prima di dover effettuare una ricarica completa. Quest 2 si caricherà in circa 2,5 ore. Si tratta di un leggero passo indietro rispetto al precedente modello ma giustificabile con il maggior consumo degli schermi (non più oled, ma LCD) e del processore XR2 di Qualcomm.
L’hardware potenziato di Oculus Quest 2
Uno dei componenti hardware più eccitanti ma non ancora pienamente sfruttati in Quest 2 è il processore. Mentre il Quest originale è stato lanciato con uno Snapdragon 835 datato (anche all’epoca), Oculus ha effettivamente scelto il processore di fascia più alta che potevano implementare in Quest 2, lo Snapdragon XR2. Non solo è significativamente più potente, è anche un chip realizzato per la realtà virtuale che include alcune funzionalità aggiuntive che lo rendono particolarmente indicato per l’utilizzo in un visore VR.
Ma – come anticipato in precedenza – ci vorrà un po’ di tempo prima di vedere l’XR2 brillare per davvero. La buona notizia è che la maggior parte dei giochi e delle app può trarre automaticamente vantaggio dal maggior quantitativo di Ram, passata da 4 a 6GB e soprattutto dalla maggiore risoluzione del pannello LCD di Quest 2 che ha ora una risoluzione di 1,832 × 1,920 per occhio (si, un solo pannello a differenza dei due schermi Oled del vecchio Quest).
Questo si traduce automaticamente nella scomparsa del fastidioso screen door effect (effetto zanzariera), uno dei pochi, ma più evidenti problemi dei vecchi schermi oled di Oculus Quest 2.
Oculus Quest 2 supporta come abbiamo detto precedentemente inoltre i 90Hz ma i giochi già apparsi sulla piattaforma necessitano di un aggiornamento da parte degli sviluppatori per poter girare alla nuova frequenza. Tanti sviluppatori hanno già rilasciato un aggiornamento, introducendo anche nuovi pacchetti texture per una grafica migliorata, come nel caso di In Death Unchained e Red Matter, ma tanti altri ci auguriamo possano farlo a breve.
Display e Lenti
Il salto di risoluzione e framerate è tra i miglioramenti più significativi di Quest 2. Quest 2 ha una risoluzione per occhio di 1.832 × 1.920 (3,5 megapixel) rispetto a 1.440 × 1.600 (2,3 megapixel) dell’originale. È già un bel passo avanti, ma c’è dell’altro, infatti il display LCD di Quest 2 ha più pixel secondari, che riempiendo lo spazio tra i singoli pixel primari, rende lo screen door effect, ovvero la sensazione di guardare l’immagine attraverso una zanzariera, davvero impercettibile.
La differenza di risoluzione è subito evidente. La maggiore nitidezza e il movimento più fluido del display a 90 Hz, rendono i menu di Quest 2 a dir poco realistici.
Come alcuni sapranno, il passaggio da uno schermo OLED ad uno LCD presenta anche alcuni aspetti negativi. In particolare, l’LCD non può raggiungere neri profondi cosa che invece può fare un OLED. Considerando la maggiore risoluzione non è un dramma avere su Quest 2 neri leggermente più sbiaditi.
Per quanto riguarda invece le lenti di Quest 2 sono effettivamente le stesse dell’originale. Sono fresnel e come tali sono soggette ai classici problemi di “God rays” – ovvero quei bagliori bianchi che si vedono soprattutto quando vengono visualizzate le scritte bianche su sfondo nero o su elementi ad alto contrasto. Rispetto ai pannelli Oled di Quest la situazione qui è nettamente migliorata e se li si confronta con gli orrendi riflessi delle lenti di Valve Index o con il loro orrendo sweet spot, ovvero il punto ottimale di visione, ci si accorge che il lavoro di Oculus sotto questo profilo è stato davvero eccezional.
Laberrazione cromatica, il pupil svim (ovvero una distorsione dell’immagine dello scenario che sembra flettersi e oscillare muovendo gli occhi intorno alle lenti del VR o con il movimento della testa e che quasi svanisce se si regola l’auricolare) e in generale le sbavature sono effettivamente invisibili. Anche l’effetto Mura (“annebbiamento”, causato dall’illuminazione imperfetta dello schermo. Questi effetti possono manifestarsi in aree o singoli pixel più scuri o luminosi, mostrare un contrasto più scarso o semplicemente deviare dall’immagine generale) è quasi invisibile, ma si presenta debolmente durante la riproduzione a schermo di alcuni colori non troppo vivaci.
IPD (Distanza interpupillare)
L’IPD di Quest 2 può essere regolato fisicamente tra tre posizioni: 58 mm, 63 mm e 68 mm. Piuttosto che un cursore nella parte inferiore del VR che consente di regolare l’IPD mentre si guarda attraverso le lenti, per cambiare l’IPD su Quest 2 è necessario rimuovere l’auricolare e afferrare entrambe le lenti e spostarle in una delle tre posizioni.
A causa della regolazione dell’IPD delineata, anche se si è all’interno della gamma minima e massima, potreste comunque trovarvi fino a 2,5 mm fuori dall’allineamento “ideale” della lente. Possiamo dedurre che per Oculus questo leggero “fuori allineamento” non avesse alcuna conseguenza sul campo visivo dell’utilizzatore. Quest 2 presenta un intervallo IPD “massimo consigliato” da 55,5 mm a 70,5 mm, che è abbastanza vicino alla gamma “massima consigliata” di Quest originale da 56 a 74 mm.
Il mio IPD è di circa 65 mm e con 2.5 mm fuori centro non sarei stato in grado di vedere come appare l’immagine o almeno non con una precisione ragionevole. Invece, la qualità visiva è – salvo rare eccezioni – naturale e convincente. Tuttavia, se si utilizza l’impostazione IPD più ampia, è possibile che il campo visivo risulti essere leggermente tagliato.
Sicuramente il fatto che Quest 2 abbia una regolazione IPD piuttosto ampia anche rispetto ad altri recenti concorrenti come Reverb G2 è un plus da non sottovalutare. Tuttavia, l’approccio stesso per il sistema di regolazione dell’IPD migliore è quanto meno discutibile. La mancanza di un cursore sulla parte inferiore del dispositivo che consenta all’utente di guardare l’immagine mentre regola l’IPD si fa sentire innanzitutto perché obbliga a rimuovere completamente Quest 2, afferrare le lenti, spingerle in una delle posizioni e poi rimettersi il visore e riaccenderlo è di una scomodità incredibile. Ma è soprattutto l’impossibilità di regolare con precisione il proprio IPD a creare i maggiori dubbi, sensati o meno che siano.
Oculus ha già chiarito che una leggera differenza tra l’IPD settato e quello proprio dei vostri occhi, non comporta modifiche significative alla qualità dell’immagine. Ed effettivamente nel nostro utilizzo quotidiano non ne abbiamo notate. Si tratta piuttosto di una suggestione “quanto potrebbe migliorare la percezione dell’immagini se solo riuscissi ad impostare il mio corretto IPD” che vi accompagnerà per qualche giorno prima di dimenticarvela e godervi a pieno le vostre esperienze VR.
Qualità audio
Quest 2, come il suo predecessore, ha altoparlanti integrati che propagano il suono lateralmente dall’archetto. Anche se le aperture degli altoparlanti su Quest 2 sono un po’ più vicine alla testa ma sono comunque abbastanza lontane dall’essere allineate centralmente con l’orecchio, il che le rende inferiori alla media per un audio spaziale accurato e immersivo, ma comunque non così male da renderle inutilizzabili. In termini di qualità del suono e di volume, l’audio è infatti comunque gradevole e di buona qualità. Per ottenere prestazioni audio migliori è possibile collegare delle cuffie nel singolo ingresso da 3,5 mm posizionato sul lato.
Controller
A prima vista, i controller di Quest 2 potrebbero non sembrare molto diversi dai controller Quest originali, ma in realtà hanno visto una significativa riprogettazione ergonomica. Il “nuovo” design dei controller è molto simile ai controller di Rift CV1.
Rispetto ai controller Quest, quelli di Quest 2 sono più grandi e più comodi da impugnare anche grazie al fatto che la forma del manico si adatta perfettamente a qualsiasi tipologia di mano. Sul controller destro troviamo lo stick di navigazione, i due tasti A e B e incavato, il tasto Oculus che se premuto una volta vi permetterà di far comparire il menu pop app delle app, se invece viene tenuto premuto per qualche secondo, ricentrerà l’interfaccia utente. Specularmente sul controller sinistro, troviamo lo stick analogico e i tasti X e Y. C’è da dire che il tasto Oculus, avendo una forma “concava” non è sempre facile da premere.
Per quanto riguarda i tasti frontali, hanno una buona resistenza, così come le levette analogiche. In quest’ultimo caso sarebbe stato meglio allungarle leggermente in quanto non è così difficile premere, durante il movimento dello stick, accidentalmente un tasto. Detto questo, l’esperienza di gioco è ulteriormente impreziosita dai pulsanti dorsali aptici – già visti sul Quest – i quali risultano essere notevolmente più potenti dei loro predecessori rilasciando un feedback tattile sensazionale.
I controller di Quest 2 ora sono anche più efficienti dal punto di vista energetico e durano fino a quattro volte più a lungo dei controller Quest originali.
Sfortunatamente i controller Quest 2 non sono compatibili con Quest o Rift S.
Sistema di tracking di Oculus Quest 2
Proprio come il suo predecessore, Quest 2 utilizza quattro telecamere per il rilevamento dei movimenti di testa e controller. E’ quindi un classico sistema inside out il migliore probabilmente tra i visori attualmente sul mercato.
Quest 2 utilizza gli stessi sensori IR (stessa risoluzione e stessa frequenza di aggiornamento) di Quest, ma Oculus deve aver fatto una qualche forma di magia perché non soltanto il rilevamento dei sensori è sensibilmente migliorato – soprattutto in condizioni di scarsa illuminazione – ma è anche diventano decisamente più parco in termini di consumo delle batterie. I controller richiedono ancora una sola batteria AAA per funzionare, ma la loro durata può arrivare anche a più di un mese con un utilizzo medio.
Probabilmente questo è dovuto al fatto che alcuni sensori vengono disattivati quando il tracciamento è già ottimale, ma resta il fatto che si tratta di un risultato davvero eccezionale. Certo, non è il sistema di tracciamento più accurato in circolazione e ha ancora alcuni punti ciechi basati su ciò che le telecamere possono vedere, ma è più che sufficiente per la stragrande maggioranza dei giochi e anche di più
E mentre il tracking inside-out può spesso essere soggetto a variazioni di qualità a seconda delle condizioni ambientali (luce, oggetti in movimento, ecc.), abbiamo riscontrato che il tracking di Quest 2 continua ad essere straordinariamente convincente anche in scenari particolarmente impegnativi come con un ventilatore da soffitto, luci natalizie e napoletane da cui filtra la luce fioca.
In tutti i nostri test, il rilevamento della testa e dei controller di Quest 2 sembra qualcosa a cui non dover badare. Anche quando si è seduti, il sistema rileverà immediatamente la posizione è si adatterà di conseguenza “disegnando” un’area predefinita a forma di cerchio (confini stazionari).
Se poi volete, ovviamente anche Oculus Quest 2 supporta l’hand tracking, ovvero il tracciamento del movimento delle mani senza controller. Sebbene siano ancora pochissimi i giochi che prevedano l’utilizzo delle sole mani, è davvero incredibile poter controllare l’intero sistema di menu di Quest 2 senza dover obbligatoriamente prendere i controller ogni volta. In questo modo l’esperienza utente risulta essere molto più accessibile, immediata e naturale.
L’hand tracking è inoltre una feature che sta migliorando a vista d’occhio ad ogni aggiornamento, anche se è ancora presto per mettere via i controller.
L’esperienza utente di Oculus Quest 2 è migliorata ma non è esente da difetti
Nel corso della vita di Quest, Oculus ha notevolmente rinnovato e ottimizzato l’esperienza software. Ora che Facebook è più profondamente integrato nel sistema operativo del VR, l’utente è costretto ad accedere a Quest 2 con un account Facebook.
L’interfaccia del sistema è molto più reattiva di quanto ci aspettassimo. Il menu di sistema ora appare all’interno dei giochi invece di costringerci ad uscire dagli stessi per navigarlo. Sono disponibili una serie di nuovi ambienti “domestici” (il più bello per quanto ci riguarda è sicuramente quello che vi porta a bordo di una navicella spaziale) tra cui scegliere, inclusa la possibilità di impostare la visualizzazione pass-through come “sfondo”. Quest’ultimo aspetto è quello che ci ha davvero impressionato in quanto è possibile sempre vedere i propri controller evitando di doverli ricercare alla cieca e la transizione dentro e fuori dalla VR è molto meno brusca poiché si ha ancora una vista – seppure in bianco e nero – del mondo reale che ci circonda, anche quando si indossa il visore per la prima volta.
Sebbene i menu siano decisamente più reattivi, troviamo comunque che l’interfaccia di Quest 2 sia stata progettata male. Infatti, alcune opzioni sono un po’ nascoste e la ricerca potrebbe risultare impegnativa. Sicuramente c’è ancora un alto margine di miglioramento nel layout e siamo sicuri che con aggiornamenti futuri Oculus organizzerà meglio i menu e i vari contenuti.
Quest 2 presenta anche i comandi vocali che funzionano discretamente bene. Quando si schiaccia due volte il pulsante Oculus verrà richiesto un comando. Il dispositivo può comprendere molte azioni di base come “cerca Beat Saber” o “lancia Onward”. Vi fornirà anche altre informazioni come ad esempio che ore sono, quanta batteria residua rimane o di poter effettuare una ricerca su Google tramite il browser Oculus.
Oculus Link
Oculus Link permette di utilizzare Quest 2 collegato ad un PC. Ciò sta a significa che si può giocare ai titoli compresi nella libreria Oculus PC o in altre librerie come SteamVR. Purtroppo, il cavo USB incluso con Quest 2 non è abbastanza lungo per poter giocare comodamente con Link, quindi sarete obbligati ad acquistarne uno separatamente.
Per quanto riguarda Oculus Link, una volta collegato il Quest 2 al PC tramite un cavo compatibile USB-3.0 – noi abbiamo acquistato (link al cavo) – cavo è possibile scegliere tra 72Hz, 80 Hz e 90Hz.
Facebook ha iniziato a lanciare l’aggiornamento Quest 2 v23 circa due settimane fa che ha introdotto una serie di miglioramenti. Parte di questo aggiornamento consente a Quest 2 di funzionare a 90Hz per impostazione predefinita.
Per utilizzare Oculus Link a 90 Hz su Quest 2 avrete però bisogno della versione v23 del software sia sul dispositivo VR e sia sul software desktop.
Dopo aver eseguito la versione 23 del software Quest 2 per PC, sarete in grado di configurare la frequenza di aggiornamento di Oculus Link tra 72 Hz, 80 Hz e 90 Hz, nonché di regolare la risoluzione del rendering. Con il nuovo refreash rate sarete quindi in grado di sfruttare titoli del calibro di SUPERHOT, Echo VR, Beat Saber, Vacation Simulator, Job Simulator, Racket: Nx, e Space Pirate Trainer alla loro massima potenza.
È importante sapere che le frequenze sopra i 72Hz non sono sempre garantite: in rari casi, il sistema può decidere di ridurre la frequenza di aggiornamento del display. Il nostro sistema potrebbe abbassare il frame rate in risposta a un grave evento termico (VrDriver forzerà l’applicazione a minVsyncs = 2, rendering effettivo a 36Hz, sebbene lo schermo funzioni ancora a 72). Sebbene questi tipi di eventi siano molto rari, possono essere visivamente fastidiosi per alcuni utenti. Il rendering a 90 Hz e 80 Hz è supportato solo su Quest 2. Le applicazioni che richiedono 90 Hz verranno eseguite a 72 Hz durante l’esecuzione su un dispositivo Quest originale.
Il recente aggiornamento firmware v.23 è come avrete forse capito, uno degli aspetti che ci ha entusiasmato di più delle novità introdotte con il nuovo Quest 2. Oculus Link lo andiamo dicendo da tempo, è l’arma segreta della famiglia Quest perché consente di avere un visore estremamente duttile, in grado di adattarsi ad ogni esigenza dell’utilizzatore. Non si ha un PC abbastanza potente o si vuole passare un po’ di tempo con un Rhythm game poco impegnativo dal punto di vista grafico, nessun problema grazie all’hardware d’avanguardia integrato. Si ha voglia di una esperienza più complessa come Asgard’s Wrath o Lone Echo (ad oggi a nostro parere le due esperienze VR più coinvolgenti tra quelle presenti nel catalogo Oculus)? Nessun problema, basta acquistare un cavo sufficientemente lungo (come questo) ed essere dotati di una scheda grafica moderna in grado di supportare degnamente il supersampling.
Commento finale
Oculus Quest 2 è la naturale evoluzione del primo Quest. Sebbene sino ad ora i giochi e le esperienze pubblicate non abbiano evidenziato le sue potenzialità e le differenze rispetto ad Oculus Quest, è indubbio che sulla carta Quest 2 è migliore in quasi ogni aspetto rispetto al suo predecessore: è più potente grazie al processore dedicato Snapdragon XR2, ha una risoluzione più alta, una frequenza di aggiornamento migliorata e ha persino un look più interessante.
Se tutti questi elementi appassionano il più esperto tra di voi, dicono ben poco al potenziale cliente che è completamente a digiuno di VR. Se siete tra questi dovrete fidarvi dei consigli di chi, come noi, crede da tempo nella VR.
Ebbene Oculus Quest 2 rappresenta probabilmente il miglior visore VR attualmente in circolazione, di certo il visore perfetto per chi è alle prime armi con la VR o per chi non possiede ancora un pc performante. Grazie all’importante upgrade tecnologico e alle potenzialità offerte dal “nuovo” Oculus link, il “visore unico” di Facebook diventa poi una scelta assolutamente da valutare anche per i più smaliziati tra voi. A patto di non farsi condizionare da quel “Account Facebook richiesto” che compare al primo accesso sulla piattaforma.
Se il potenziale di Quest 2 verrà sfruttato appieno dai tanti studi first party acquisiti da Facebook in questi anni e se le promesse di innovazione continua di Carmack (si proprio il padre di Quake, tra i maggiori artefici del progetto “Quest”) e compagni verranno rispettate, ce lo dirà solo il tempo.
Al momento, considerando il prezzo di acquisto di soli 349 euro su Amazon e il catalogo estremamente ricco di esperienze e giochi pensati per Quest, diventa davvero difficile non farsi ingolosire da Oculus Quest 2 per questo Natale.