ArsTechnica, il noto sito di review che fa parte del gruppo editoriale Condè Nast, ha bocciato il nuovo visore Oculus Quest 2 nella sua recensione del dispositivo. Il titolo della recensione è abbastanza esplicativo e suona più o meno così “Non consigliamo il nuovo Oculus Quest 2 da 299$ come prossimo sistema VR”.
Si tratta dell’unica sonora bocciatura ricevuta dal visore di Facebook finora, sebbene le voci critiche non siano mancate un po’ in tutte le recensioni pubblicate, soprattutto per quanto riguarda due aspetti: la nuova fascia in tessuto elastico e l’assenza di uno slider IPD.
(Qui un resoconto di tutte le recensioni pubblicate sino ad ora)
Facebook / Oculus il matrimonio che non s’ha da fare
ArsTechnica in particolare, dopo aver criticato aspramente la scelta di Facebook/Oculus, di rendere obbligatorio su tutti i nuovi device l’utilizzo di un account Facebook, rendendo obbligatorio il collegamento del proprio esistente account Oculus con quello Facebook, si è soffermata su quelli che lei ritiene i problemi tecnici più gravi del nuovo dispositivo.
Tra questi ArsTechnica cita in primo luogo il tracking dei nuovi controller, che appare molto peggiorato rispetto al precedente modello.
La ragione potrebbe essere, secondo l’autore della recensione, un downgrade nella potenza dei led a infrarossi presenti sui controller, giustificato dalla necessità di rendere gli stessi meno esosi in termini energetici.
Sempre i controller, secondo ArsTechnica, sono peggiorati nel peso (151g contro i 129g della precedente versione) ma anche nel grip, avendo perso la finitura ruvida sull’impugnatura.
La fascia della discordia
La nuova fascia elastica è sicuramente l’aspetto più criticato da tutti i recensori del dispositivo, ed in questo caso viene definita dall’autore della recensione, Sam Machkovech, addirittura come “uno dei peggiori abomini mai visti” nei suoi anni da recensore di headset per la VR.
Più economica di quella di Oculus GO, più scomoda di quella del Quest originale, la nuova fascia è in grado di peggiorare ulteriormente la distribuzione dei pesi del visore, vanificando il lavoro (non eccezionale peraltro) fatto sull’alleggerimento del device.
La nuova fascia richiede di essere aggiustata ogni volta che la si indossa, in maniera, sostiene, controintuiva: a sinistra per stringere e a destra per allargare. Per fortuna il nuovo Elite Strap migliora un po’ le cose, ma si tratta di un accessorio essenziale venduto a parte, il che porta il prezzo del device a 349$ (398 euro in italia, 349 + 49 euro), non così distante poi dal prezzo dell’originale Quest.
Per ArsTechnica è un enorme passo indietro
E’ però il nuovo sistema di regolazione della distanza interpupillare (IPD) a sollevare i maggiori dubbi per l’autore della recensione.
Mentre Oculus Quest 1 e la gran parte dei visori in commercio utilizzano una coppia di display montati su un sistema a scorrimento meccanico che consente agli utenti di regolare, con precisione millimetrica, la distanza tra gli stessi per allinearla a quella del loro IPD, Oculus Quest 2 utilizza un sistema diverso, a metà strada tra il sistema che vi abbiamo appena spiegato e quello di Rift S.
Quest’ultimo attraverso un sistema di regolazione esclusivamente software sposta letteralmente i pixel dell’unico schermo del visore a sinistra e a destra per allinearli al vostro IPD.
Con Oculus Quest 2 gli utenti hanno la facoltà di regolare meccanicamente l’IPD tra tre diverse posizioni, 58mm, 63 mm e 68mm e sarà poi il software del visore a correggere i pixel adattandoli alla vostra distanza. Per regolare la distanza interpupillare gli utenti devono spingere direttamente sui bordi delle lenti – in modo abbastanza deciso – per inserirle in una delle tre impostazioni. Questo, secondo il recensore, è già un enorme difetto, in quanto richiede agli utenti di maneggiare le lenti, che è sempre una cosa abbastanza rischiosa in un headset VR.
Ma ad aggravare la situazione è il fatto che, se il vostro IPD non è tra quelli considerati da Facebook/Oculus, c’è ben poco da fare, la vostra esperienza potrebbe essere del tutto non soddisfacente, con immagini sfocate che potrebbero determinare anche una generale sensazione di malessere.
Aspettate a giudicare
Non sappiamo ancora se queste considerazioni di ArsTechnica siano esagerate oppure no, non avendo avuto ancora modo di provare di persona il nuovo visore. Sta di fatto che soprattutto il problema dell’IPD potrebbe rappresentare davvero uno dei fattori decisivi per il successo o l’insuccesso del nuovo visore stand alone Oculus Quest 2. In attesa di potervi dire la nostra con una recensione completa del nuovo visore, vi rimandiamo a quest’altro articolo dove sono elencati i pro e contro individuati dalle prime recensioni del dispositivo