La sfida della scansione ambientale in tempo reale
Uno degli ostacoli più evidenti nell’esperienza di realtà mista (MR) con i visori Meta Quest 3 e 3S è la necessità di scansionare manualmente l’ambiente prima dell’utilizzo. Questo processo, che può richiedere diversi minuti a seconda delle dimensioni e della complessità della stanza, genera una ricostruzione 3D statica. Se un mobile viene spostato o l’ambiente subisce modifiche, l’utente è costretto a ripetere la scansione, un passaggio che spesso scoraggia l’uso spontaneo della MR dopo una giornata lavorativa.
Durante un recente AMA su Instagram, Andrew Bosworth, CTO di Meta, ha spiegato i motivi tecnici alla base dell’assenza della scansione continua sul Quest 3, confermando però che si tratta di una funzionalità in sviluppo per il futuro.
I due ostacoli principali
Bosworth ha delineato due sfide fondamentali:
1. Potenza computazionale: “Ricalcolare costantemente l’ambiente circostante è computazionalmente dispendioso. Potremmo utilizzare quelle risorse per altre funzioni che riteniamo più prioritarie al momento”.
2. Modello di sviluppo: “Se un’applicazione riceve una scansione pre-calcolata, può fare previsioni precise sull’ambiente. Con una scansione dinamica, invece, deve gestire costantemente potenziali cambiamenti, come uno spostamento di mobili, aumentando la complessità di programmazione”.
Il CTO ha aggiunto che, sebbene gli ambienti MR siano attualmente utilizzati in spazi statici, questa tendenza evolverà: “Arriveremo a una scansione continua, ma è una questione di compromessi tra potenza disponibile e modelli di sviluppo a lungo termine”.
Differenze hardware e prospettive future
Un utente ha fatto notare che dispositivi come l’Apple Vision Pro offrono già la scansione continua, grazie al sensore LiDAR integrato. Il Quest 3, invece, si affida a algoritmi di computer vision, più intensivi a livello computazionale. Alcuni sviluppatori stanno sperimentando soluzioni autonome per la scansione in tempo reale, ma con un impatto significativo sulle prestazioni.
Bosworth ha lasciato intendere che il Meta Quest 4, con un sensore di profondità più avanzato e una maggiore potenza di elaborazione, potrebbe risolvere il problema. Tuttavia, l’aggiunta di hardware dedicato comporterebbe un inevitabile aumento del prezzo.
Meta ha già accennato a miglioramenti nel sistema di scansione ambientale, senza però fornire tempistiche precise. Per ora, gli utenti dovranno continuare a fare affidamento sul processo manuale, in attesa di un aggiornamento che renda la realtà mista più fluida e immediata.
Conclusioni
La mancanza della scansione continua sul Quest 3 è frutto di scelte progettuali legate a limitazioni hardware e computazionali. Mentre i competitor investono in sensori dedicati, Meta punta a un equilibrio tra prestazioni, costi ed esperienza utente. Con l’evoluzione tecnologica, però, questa funzionalità potrebbe diventare realtà già nella prossima generazione di visori, trasformando definitivamente il modo in cui interagiamo con gli spazi virtuali.