Introduzione
La piattaforma di videoconferenza Zoom amplia la sua presenza nel metaverso con il lancio ufficiale della sua applicazione 2D per i visori Meta Quest. Disponibile gratuitamente sul Meta Horizon Store, questa integrazione segna un passo avanti nell’accessibilità delle riunioni ibride, combinando la flessibilità del software tradizionale con le potenzialità della realtà virtuale.
Dalle Workrooms all’app nativa
Precedentemente, gli utenti potevano partecipare a riunioni Zoom Pro esclusivamente tramite Meta Horizon Workrooms, soluzione che limitava l’esperienza a un ambiente virtuale predefinito. In quella configurazione, i partecipanti su dispositivi 2D vedevano la sala riunioni di Workrooms come un singolo partecipante video, analogamente a una webcam posizionata in una conferenza fisica. Con il nuovo client Android, invece, ogni utente Quest può ora unirsi direttamente a qualsiasi sessione Zoom, gratuita o a pagamento, con maggiore autonomia.
Funzionalità tecniche avanzate
L’app sfrutta una feature introdotta con Horizon OS v76, che trasforma la fotocamera selfie in una webcam virtuale con feed del Meta Avatar. Gli utenti possono così mostrare la propria rappresentazione digitale durante le chiamate, con un ulteriore livello di immersione: su Quest Pro, i movimenti facciali e oculari vengono riprodotti in tempo reale grazie al tracciamento integrato.
La modalità passthrough consente di utilizzare Zoom sovrapposto all’ambiente reale, oppure all’interno degli spazi virtuali personalizzati del visore, offrendo flessibilità d’uso sia in contesti professionali che ricreativi.
Compatibilità e distribuzione
La soluzione è attualmente supportata su tutta la gamma Quest: Quest 3, Quest 3S, Quest Pro e Quest 2. L’assenza di costi aggiuntivi e l’immediatezza del download dal Meta Horizon Store la rendono particolarmente accessibile per la base utenti esistente.
Considerazioni finali
Questo aggiornamento dimostra come le piattaforme VR stiano evolvendo verso un modello ibrido, dove applicazioni tradizionali trovano spazio accanto a esperienze native. La scelta di Zoom di adottare un approccio 2D – anziché sviluppare un client VR dedicato – solleva interrogativi interessanti sulle future strategie di adozione enterprise nel metaverso, bilanciando semplicità d’uso e profondità d’interazione.