Recensione THIEF VR: Legacy of Shadow (PCVR)

7.5 out of 10
Pro Immersione VR eccezionale che fa sentire davvero un ladro; Direzione artistica gotica superba; Doppiaggio originale di alta qualità con il ritorno di Stephen Russell; Livelli multilivello con molteplici approcci; Meccaniche VR intuitive e coinvolgenti; Modalità microfono immersiva brillante. Contro IA delle guardie poco intelligente; Finale estremamente deludente; Interazione con oggetti imprecisa; Riutilizzo di livelli nelle missioni finali; Sistema economico senza reale impatto; Problemi di compatibilità con PSVR2 su PC; Bug occasionali di tracking e arrampicata. In breve Thief VR: Legacy of Shadow è un ritorno solido per una serie leggendaria, che sfrutta la realtà virtuale per trasformare meccaniche classiche in esperienze tattili coinvolgenti. La sensazione di essere davvero un ladro nell'ombra, di allungare fisicamente la mano per rubare e scassinare, di esplorare ambienti gotici densi di atmosfera, è qualcosa che solo la VR può offrire a questi livelli. Tuttavia, l'IA rudimentale delle guardie, i bug tecnici, l'interazione imprecisa con gli oggetti, il finale deludente e la mancanza di un vero sistema di progressione economica impediscono al gioco di raggiungere l'eccellenza. È dolorosamente vicino a essere il gioco stealth VR definitivo, ma questi inciampi lo relegano a un "molto buono" piuttosto che "eccezionale". A 29,99€, il gioco offre un buon rapporto qualità-prezzo per gli amanti dello stealth in VR, specialmente se giocato con Quest 3 e su PC VR di alta qualità. Per i possessori di PSVR2 su PC, consiglio di attendere una patch che risolva i problemi di avvio prima dell'acquisto. Maze Theory ha dimostrato di comprendere l'anima di Thief e di saper tradurre quella magia in VR. Con un po' di polish post-lancio e, si spera, contenuti aggiuntivi, questo potrebbe diventare un titolo di riferimento per lo stealth in realtà virtuale. Per ora, è un'esperienza che raccomando con riserva: eccellente nei suoi momenti migliori, frustrante quando i suoi difetti emergono dall'ombra.

Sono passati undici lunghi anni dall’ultimo capitolo della serie Thief, e devo ammettere che quando ho saputo che il franchise sarebbe tornato in formato VR, la mia reazione è stata un misto di entusiasmo e scetticismo. La realtà virtuale può essere la salvezza di un franchise stealth oppure la sua condanna e questo non sempre per la qualità del gioco in sè. Guardate ad esempio Assassin’s Creed Nexus, un ottimo gioco penalizzato da una ricezione non eccezionale che ha fatto terminare del tutto i piani di sviluppo in VR da parte di Ubisoft. O al contrario Batmak Arkham Shadows, un gioco eccellente, che addirittura fa meglio delle ultime iterazioni della controparte flat.

Eppure, dopo aver indossato il mio Quest 3 (della scelta del visore parleremo più avanti) e immerso le mani nell’oscurità di The City tramite SteamVR, posso finalmente rispondere: Thief VR: Legacy of Shadow è un’esperienza che cattura l’essenza della serie come pochi avrebbero immaginato, pur mostrando alcune crepe nella sua armatura oscura.

Benvenuti nella Città delle Ombre

La vicenda ci colloca circa 200 anni dopo gli eventi della trilogia originale, in una Città ormai dominata dal tirannico Barone Ulysses Northcrest. Interpretiamo Magpie (il termine inglese per Gazza ladra), una ladra orfana plasmata dalle strade e dalla brutalità del regime, che ruba per sopravvivere. Tutto cambia quando ci imbattiamo in un misterioso manufatto: un occhio meccanico che si impianta nel nostro cranio, portando con sé nientemeno che la coscienza del leggendario maestro ladro Garrett, doppiato magistralmente da Stephen Russell che torna a prestare la sua voce iconica dopo l’assenza nel reboot del 2014.

La trama è solida, sebbene non particolarmente innovativa. Il Barone sta raccogliendo reliquie per un piano oscuro, e noi dobbiamo fermarlo. Quello che conta davvero, però, è come la storia viene raccontata: attraverso l’immersione ambientale, le conversazioni rubate alle guardie, i documenti sparsi per i livelli. La direzione artistica gotica e steampunk è semplicemente eccezionale, con dettagli ambientali che raccontano storie silenziose attraverso poster, graffiti e oggetti d’antiquariato.

L’immersione che solo la VR può offrire

Qui Thief VR: Legacy of Shadow brilla davvero. La realtà virtuale trasforma meccaniche che su schermo piatto sarebbero state semplici pressioni di tasti in gesti fisici che ti fanno sentire davvero un ladro. Allungare la mano per sfilare una borsa di monete dalla cintura di una guardia, muovere le dita lungo il bordo di un dipinto cercando l’interruttore nascosto grazie al feedback aptico del controller, scassinare serrature ruotando fisicamente i grimaldelli: ogni azione richiede presenza e attenzione.

La meccanica dello scasso merita un discorso a parte. Con l’interfaccia utente attiva, vedrai un cerchio attorno alla serratura con piccole sezioni che indicano dove posizionare i grimaldelli. Devi ruotare le mani per allinearli e mantenerli in posizione finché i cilindri non cadono. Ma il vero salto di qualità arriva quando disattivi l’UI e procedi completamente a sensazione: improvvisamente ogni porta diventa una sfida tattile, ogni scasso un momento di tensione pura mentre le guardie continuano le loro ronde.

Ho particolarmente apprezzato la modalità microfono “immersiva”, un’aggiunta brillante che trasforma qualsiasi rumore reale in un rischio nel gioco. Le guardie possono sentirti respirare affannosamente, parlare, o persino tossire. Ho testato questa modalità per alcune missioni ed è un’esperienza incredibilmente tesa che eleva l’immersione a livelli raramente visti in VR. Non solo, il microfono ad esempio, può essere utilizzato per soffiare sulle candele e spegnerle, o per richiamare il vostro uccello domestico.

L’arsenale del ladro moderno

L’equipaggiamento segue la tradizione della serie: un manganello (blackjack) per stordire o parare i colpi avversari, grimaldelli per le serrature, e un arco con cinque tipologie di frecce. Le frecce d’acqua spengono torce e fiamme, quelle di fuoco accendono obiettivi specifici, le frecce smussate stordiscono le guardie, le frecce normali uccidono e distruggono luci, mentre le frecce con corda permettono di creare punti di scalata verticali. Mi è decisamente piaciuto il sistema di controllo dell’arco. Una volta preso dalle spalle con la mano non dominante ed incoccata la freccia, con il pulsante y o b si può cambiare il tipo di freccia, mentre un mirino al posto giusto, vi permette di mirare in maniera davvero intuitiva. Molto di più di altri altri giochi VR.

Il sistema di combattimento, seppur secondario in un gioco stealth, funziona sorprendentemente bene. Se vieni scoperto, puoi parare i colpi delle guardie con il manganello ponendolo perpendicolare all’arma dell’avversario. Tre parate consecutive stordiscono il nemico, permettendoti di colpirlo alla testa per metterlo fuori gioco. È un sistema semplice ma efficace che offre una via d’uscita quando la furtività fallisce, senza tradire l’anima stealth del gioco. Il manganello è inoltre utile per stordire in maniera stealth i nemici: un colpo al ginocchio mentre gli siete alle spalle per farlo cadere in ginocchio e una bella botta in testa per mandarlo a nanna.

Progettazione dei livelli e varietà

Le sette missioni principali (più il tutorial) offrono ambienti stratificati e multilivello con molteplici punti di ingresso. Puoi scalare una tubatura per entrare da una finestra al secondo piano, forzare una finestra al piano terra, usare la porta principale dopo aver rubato la chiave, o trovare un passaggio segreto attraverso le fogne. Questa libertà di approccio è esaltante e premia l’esplorazione.

Tuttavia, la struttura delle missioni mostra alcune debolezze verso la fine. Gli ultimi due livelli riutilizzano ambienti precedenti senza variazioni significative, un chiaro segno di un possibile rush nello sviluppo. E il finale… il finale è francamente deludente. Dopo ore passate ad affinare le tue abilità, l’incontro conclusivo dura letteralmente cinque minuti e si risolve con poche pressioni di pulsanti, senza permetterti di applicare nulla di ciò che hai imparato. Un anticlimax che lascia l’amaro in bocca.

Prestazioni su PC con Quest 3

Ho testato il gioco tramite SteamVR con il Quest 3 collegato via cavo, principalmente utilizzando un sistema con RTX 5090 e Ryzen 7 9800X3D. Questa ovviamente non è una configurazione, comune, e pertanto affermare che le prestazioni sono solide è piuttosto scontato. Tuttavia abbiamo avuto modo di giocare al titolo anche con una 3070 e un 12700 di Intel, e anche in questo caso il framerate è rimasto stabile con solo sporadici occasionali cali in aree particolarmente dense. Il gioco richiede 33GB di spazio su disco e, come requisiti minimi, una RTX 2070 con almeno 8GB di VRAM.

Visivamente, Thief VR è impressionante per gli standard VR. La direzione artistica gotica compensa alcune texture meno dettagliate, e il gioco eccelle nell’uso del contrasto tra luce e ombra. Le torce e i bracieri proiettano ombre dinamiche che non sono solo scenografiche ma funzionali al gameplay. L’unico appunto: alcuni ambienti risultano troppo scuri, anche per un gioco chiamato Thief. Avrei gradito un po’ più di luce ambientale per leggere documenti e osservare dettagli senza sforzare gli occhi. E questo ci porta a parlare di uno dei bug che abbiamo riscontrato.

Visto l’eccezionale uso dei contrasti, abbiamo pensato di utilizzare il nostro PSVR 2 con il nostro PC per godere della qualità dei suoi schermi OLED. Avviato il gioco, tuttavia, ci siamo ritrovati di fronte ad un bel problema. Il gioco non sembra avvisarsi correttamente in VR con PSVR 2 e Steam VR, bloccandosi poco dopo l’avvio, sulla schermata “Prossimo”, sebbene il gioco sia attivo in background.

Nonostante tutto, anche utilizzando il Quest 3 collegato al PC, il colpo d’occhio è davvero buono: la nebbia e gli effetti di particelle sono spettacolari, mentre alcune animazioni dei personaggi risultano leggermente rigide. È evidente che il gioco è stato progettato pensando alla piattaforma Quest standalone, ma il port PC beneficia di texture migliorate e illuminazione più ricca.

Le imperfezioni nell’oscurità

Nonostante i suoi punti di forza, Thief VR non è privo di difetti tecnici e di design. L’intelligenza artificiale delle guardie è, per usare un eufemismo, poco brillante. Puoi letteralmente correre davanti a un nemico, nasconderti sotto un tavolo per dieci secondi, e lui tornerà tranquillamente alla sua routine come se nulla fosse. Ho visto guardie incapaci di salire scale o seguirmi su una scala verticale, fermandosi in basso a fissare stupidamente mentre mi arrampicavo.

L’interazione con gli oggetti può risultare imprecisa. Molti oggetti hanno un singolo punto di afferraggio centrale che devi colpire esattamente, altrimenti le tue mani passano attraverso senza effetto. Questo è particolarmente frustrante quando devi estrarre velocemente i grimaldelli dall’inventario durante una situazione tesa, e i controller non rispondono al primo tentativo.

Ho incontrato problemi con il sistema di arrampicata sui tubi sospesi. In diverse occasioni, il gioco ha perso il tracking delle mie mani, facendomi precipitare senza preavviso. Non sono sicuro se sia un problema del Quest 3 o del gioco stesso, ma costringe a muoversi con eccessiva cautela in sezioni che dovrebbero essere dinamiche.

La propagazione del suono è inconsistente: in alcuni livelli le guardie risultano attutite attraverso porte e muri, in altri puoi sentire conversazioni di nemici a due piani di distanza come se fossero nella stessa stanza. Questo, combinato con l’uso ripetuto degli stessi doppiatori per multiple guardie, può rompere l’immersione quando senti sei voci identiche sovrapposte.

Un altro bug invece si è presentato nel menù: una volta usciti al menù, il pulsante torna al desktop non era funzionante 5 volte su 10.

Sistema di progressione: un’occasione mancata

Durante le missioni possiamo raccogliere del bottino di diverso valore: oro, argento, bronzo. Alla fine di ogni livello, il totale viene conteggiato e, raggiunti determinati obiettivi (quantità di oro rubato, missione completata senza essere visto, nessuna guardia uccisa, artefatto segreto trovato), si sblocca la possibilità di scegliere tra tre abilità passive come ad esempio la facoltà di muoverti accovacciato facendo ancora meno rumore.

Il problema? Il denaro serve solo per gli high score. Non compri equipaggiamento, non acquisti abilità, non migliori il tuo arsenale. È una meccanica puramente cosmetica in un gioco che grida per un sistema di progressione più profondo. Immaginate la tensione di tornare indietro in un livello già completato per rubare quel calice d’oro che ti serve per permetterti il prossimo upgrade cruciale. Purtroppo, questa tensione non esiste.

Contenuti e rigiocabilità

La campagna principale dura circa 5-7 ore a seconda dello stile di gioco. Se si punta alla furtività totale e a raccogliere ogni oggetto, si possono facilmente raddoppiare questi numeri, ma come dicevo, non c’è tutta questa utilità nel farlo. Le missioni sono comunque rigiocabili per completare obiettivi secondari, sbloccare tutti gli upgrade e scalare le classifiche.

Ci sono 14 abilità totali da sbloccare (due per missione), più abilità bonus ottenibili trovando gli otto artefatti nascosti nei livelli. Gli achievement includono completare tutte le missioni in modalità “Master Thief” (tutti gli obiettivi e stili di gioco) e finire tutto in Modalità Immersiva (con microfono attivo). Questo offre una buona dose di rigiocabilità per i completisti.

Commento finale

Thief VR: Legacy of Shadow è un ritorno solido per una serie leggendaria, che sfrutta la realtà virtuale per trasformare meccaniche classiche in esperienze tattili coinvolgenti. La sensazione di essere davvero un ladro nell’ombra, di allungare fisicamente la mano per rubare e scassinare, di esplorare ambienti gotici densi di atmosfera, è qualcosa che solo la VR può offrire a questi livelli.

Tuttavia, l’IA rudimentale delle guardie, i bug tecnici, l’interazione imprecisa con gli oggetti, il finale deludente e la mancanza di un vero sistema di progressione economica impediscono al gioco di raggiungere l’eccellenza. È dolorosamente vicino a essere il gioco stealth VR definitivo, ma questi inciampi lo relegano a un “molto buono” piuttosto che “eccezionale”.

A 29,99€, il gioco offre un buon rapporto qualità-prezzo per gli amanti dello stealth in VR, specialmente se giocato con Quest 3 e su PC VR di alta qualità. Per i possessori di PSVR2 su PC, consiglio di attendere una patch che risolva i problemi di avvio prima dell’acquisto.

Maze Theory ha dimostrato di comprendere l’anima di Thief e di saper tradurre quella magia in VR. Con un po’ di polish post-lancio e, si spera, contenuti aggiuntivi, questo potrebbe diventare un titolo di riferimento per lo stealth in realtà virtuale. Per ora, è un’esperienza che raccomando con riserva: eccellente nei suoi momenti migliori, frustrante quando i suoi difetti emergono dall’ombra.


Piattaforme: PC (SteamVR), Meta Quest 2/3/3S, PlayStation VR2
Prezzo: €29,99
Sviluppatore: Maze Theory
Publisher: Vertigo Games
Data di uscita: 4 dicembre 2025

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