La realtà virtuale ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni dal punto di vista tecnico: Meta Quest e le sue iterazioni successive, hanno democratizzato l’esperienza VR rendendola fruibile da un numero sempre maggiore di utenti. I grandi capitali investiti da Meta e dai suoi Reality Labs, hanno indubbiamente ridefinito alcuni aspetti tecnologici: il tracciamento inside out, o quello delle mani, l’aumento della definizione dei visori, l’utilizzo di tecnologie wireless per lo streaming, l’introduzione di sistemi “stand alone”, sono elementi oramai “standard” di ogni visore di nuova generazione.
Eppure, l’età dell’oro della VR è ascrivibile ad un periodo ben preciso, quello degli anni 2016-2019. Un quadriennio che sembrava dover rivoluzionare per sempre il gaming. Il merito è di alcune esperienze che per innovazione tecnica, narrazione e design ludico sono ancora insuperate al giorno d’oggi, con poche eccezioni.
Questi giochi non solo hanno stabilito nuovi standard, ma hanno anche aperto strade creative che influenzano ancora oggi lo sviluppo del settore VR. Per chiunque voglia immergersi nelle radici della realtà virtuale o apprezzare il suo potenziale evolutivo, ecco cinque titoli fondamentali.
Alcuni di questi giochi al lancio richiedevano configurazioni high end ma ora sono accessibili anche a configurazioni più datate, se volete avere un’idea della configurazione necessaria per godervi questi capisaldi della VR sul vostro PC, date un’occhiata a questo articolo.
The Unspoken
Lanciato da Insomniac Games il 5 dicembre 2016, The Unspoken presenta un gameplay incentrato su combattimenti magici in ambientazioni fantasy. Il giocatore interpreta un potente mago che affronta avversari in duelli dinamici, utilizzando gesti tracciati con precisione per evocare incantesimi offensivi e difensivi.
La combinazione di movimenti articolati e timing impeccabile trasforma ogni confronto in un’esperienza epica. Per l’epoca, questa integrazione di controllo gestuale era rivoluzionaria: i Touch controller consentivano di replicare azioni magiche con realismo, anticipando modelli interattivi oggi diffusi. L’estetica e la fluidità del gioco ne fanno un esempio precoce dell’uso avanzato della realtà virtuale per il gaming narrativo.
Wilson’s Heart
Sviluppato da Twisted Pixel Games nel 2017, Wilson’s Heart combina atmosfera gotica e interattività immersiva. Il giocatore interpreta Robert Wilson, un paziente in un ospedale decadente con un cuore meccanico maledetto. L’estetica in bianco e nero ispirata al noir si accompagna a una narrazione avvincente e doppiaggio di alto livello, grazie alle voci di Peter Weller e Rosario Dawson.
La sensazione fisica di strappare un oggetto vitale dal corpo virtuale amplifica l’orrore con realismo inquietante. L’utilizzo della presenza manuale per interazioni viscerali ha dimostrato come la VR potesse esprimere al meglio il genere horror, creando empatia e tensione uniche. Il gioco rimane una pietra miliare nella sperimentazione narrativa in ambiente immersivo.
Lone Echo (e Lone Echo II)
La saga Lone Echo, pubblicata nel 2017 e completata da un sequel nel 2021, esplora l’esplorazione spaziale in assenza di gravità. Nei panni dell’androide Jack, il giocatore naviga negli anelli di Saturno insieme alla collega umana Liv, risolvendo enigmi tecnici e salvando la stazione mineraria Kronos II.
Il movimento controllato con le mani in ambientazioni a zero gravità offre un’immersione spaziale senza paragoni. Il gioco ha introdotto meccaniche di navigazione fisica innovative, unite a una narrazione emotiva e grafica impeccabile. Ancora oggi, Lone Echo rappresenta uno standard per i titoli narrativi in VR.
Robo Recall
Distribuito da Epic Games nel 2017, Robo Recall è un action shooter frenetico ambientato in una città assediata da robot ribelli. La versione standalone Unplugged, lanciata nel 2019 per Oculus Quest, ha ampliato la sua accessibilità e il suo appeal.
I combattimenti a 360 gradi con mosse creative e precisione mirata mantengono una sensazione di adrenalina pura. Con grafica all’avanguardia e un focus sull’interattività fisica, il titolo ha definito nuovi standard per l’action in VR. Rimane uno dei riferimenti obbligatori per gli appassionati del genere.
Stormland
Lanciato da Insomniac Games nel 2019 (eh si, Insomniac aveva creduto tantissimo alla VR, peccato che dopo l’acquisizione da parte di Sony, lo studio non abbia più dedicato risorse al medium e ciò nonostante PS VR abbia fatto la storia), Stormland presenta un open-world post-apocalittico dove il giocatore interpreta Vesper, un androide che ricostruisce una società distrutta. Il gioco ha introdotto meccaniche di movimento fluido e libertà esplorativa, sfidando la linearità tipica degli ambienti VR dell’epoca.
La scalabilità verticale e l’utilizzo dinamico dello spazio aereo rappresentavano un salto qualitativo per il genere. Con attenzione ai dettagli tecnici e una visione ambiziosa, Stormland ha aperto nuove possibilità narrative e ludiche in VR.
Conclusione
Questi titoli non sono solo esperienze di intrattenimento: hanno plasmato il linguaggio estetico e interattivo della realtà virtuale. Ogni gioco ha contribuito a esplorare nuovi confini tecnologici, dimostrando come la VR possa essere un medium per storie immersive, azione intensa e sperimentazione creativa. Per chiunque utilizzi visori connessi a PC, rivivere queste opere pionieristiche è una finestra indispensabile sull’evoluzione del gaming immersivo.
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